lo storytelling per i ristoranti

Raccontare storie gustose: lo storytelling per i ristoranti (+ foto e video)

Tempo di lettura stimato: 7 minuti

Cosa lega le parole al cibo? Cosa hanno in comune un post social, la voce fuori campo di un video o la descrizione di una pagina web si sposa con un bel piatto?

Le emozioni.

Senza essere troppo filosofici o azzardarci in analisi sociologiche le emozioni sono una delle dimensioni umane più importanti: sono ciò che ci identificano, ciò che raccontano il nostro essere e ciò che per molti aspetti ci dà belle ragioni per vivere.

Per questo lo storytelling è una delle tecniche di comunicazione più appropriate per un’attività commerciale come quella di un ristorante.

Ma, cos’è lo storytelling?

Possiamo definirlo come l’arte di raccontare storie.

 

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Casadonna e il Ristorante Reale – Niko Romito – ⭐ ⭐⭐  Stelle Michelin

A pensarci bene qual è il luogo e quali sono i momenti della giornata nei quali ci raccontiamo di più? Sì, quelli seduti a un tavolo o in generale davanti una pietanza. In maniera piuttosto trasversale i pranzi, le cene, le colazioni, gli aperitivi, eccetera sono l’occasione per ritrovarsi in compagnia di amici, parenti, colleghi e potenziali tali e parlare.

Eccoci qui: cibo&parole vanno di pari passo.

Per tutti questi motivi, e quelli che vedremo tra poco, l’uso di questa tecnica di comunicazione e persuasione è tra le migliori per le attività del settore food & beverage.

Il potere dello storytelling nei ristoranti

SantoPalato – Roma – Chef Sarah Cicolini

Il cibo è uno degli elementi più importanti della vita umana intesa sia come dimensione animale che sociale. Un ristoratore non è solo colui che prepara un pasto, qualcosa da ingerire, ma che si fa portatore di un insieme di valori che possono essere raccontati. Meglio, che devono essere raccontati per comunicare cosa c’è dietro quel piatto di pasta, quel dolce, quel cocktail o quell’antipasto.

Da ciò che mangiamo, sia che lo prepariamo in casa sia che lo consumiamo in un ristorante (sia esso di lusso, un fast food o qualsiasi altra tipologia), si trasmettono valori quali:

  • salute;
  • sostenibilità,
  • territorio;
  • personalità.

Oggi ancor più che in passato è elevata l’attenzione verso le diete e le scelte alimentari equilibrate. Al di là dei valori nutrizionali e delle percentuali di questo o quell’ingrediente ogni singolo piatto (e magari anche un insieme di essi all’interno del menù) esprimono come il ristoratore è in grado di rispondere a una scelta e a un’esigenza alimentare. La dimensione salutista dell’alimentazione, tra scelte e intolleranze, è uno degli aspetti più importanti sui quali puntare e uno di quelli intorno al quale vi è una maggiore sensibilità e interesse.

C’è poi il valore della sostenibilità con la scelta di colture e materie prime a km 0 o provenienti da allevamenti e aziende agricole che seguono precise filosofie green rispettose dell’ambiente. Diverse ricerche di mercato mostrano come le persone siano disposte a spendere di più per prodotti sostenibili; l’alimentazione è uno di quegli argomenti che più e meglio può veicolare e trasmettere questi valori.

L’aspetto territoriale è poi uno dei più appetibili – tanto per rimanere in tema – per lo storytelling. La scelta del tipo di provenienza geografica (basti pensare a quanto avviene nella selezione delle etichette dei vini) è una di quelle che consente perfettamente di raccontare una storia. La storia dei coltivatori locali, delle vicende del territorio, dei vantaggi di quella coltura fino alle storie che hanno portato il ristoratore a scoprire e scegliere quegli ingredienti.

Senza dimenticare l’importanza del ruolo degli chef, dei sommelier e dei ristoratori in genere. Tutti coloro che si occupano di enogastronomia imprimono la loro personalità alla propria attività scegliendo il tipo di alimenti da proporre e servire anche nel modo con cui le singole pietanze vengono preparate. C’è quindi un racconto totale che riguarda la storia, la geografica, la salute, le persone e la propria idea di cucina.

SantoPalato Roma - Chef Sarah Cicolini

SantoPalato – Roma – Chef Sarah Cicolini

 

SantoPalato Roma - Chef Sarah Cicolini

SantoPalato – Roma – Chef Sarah Cicolini

Tutto questo se ben condito (anche il vocabolario si presta bene a questo tipo di comunicazione) permette di creare un’esperienza unica per i clienti. Clienti che non vanno in quel ristorante solo perché si mangia bene (che dovrebbe essere scontato), ma perché si mangia sano, si mangiano cose nuove e si mangiano alimenti e pietanze delle quali si condividono i valori, in un ambiente coinvolgente e unico.

Identità, piatti e persone: il racconto del tuo ristorante

Cosa raccontare, dunque, nello storytelling di un ristorante? E come farlo? Andiamo con ordine.

Cosa raccontare

Ristorante Villa Maiella – Guardiagrele – ⭐  Stella Michelin

Come ogni attività di marketing che si rispetti anche quelle legate alla ristorazione necessitano di un’attenta analisi di mercato che consenta, innanzitutto, di identificare il target verso il quale ci si rivolge. Questo dipende anche dal tipo di ristorante e locale di cui ci si occupa: un ristorante stellato non avrà la stessa comunicazione di una trattoria o di un pub e non perché una è meglio dell’altra (o viceversa) ma semplicemente perché ciascuna ha il suo pubblico con le proprie caratteristiche. Parlare alle persone, specie a tante persone, è estremamente delicato perché è molto difficile riuscire a coinvolgerle emotivamente prestando attenzione a non urtare la loro sensibilità.

C’è quindi, innanzitutto, una questione di identità del locale. Anche due pizzerie, due bistrot, due ristoranti stellati seppure simili nel tipo di pietanze e servizio proposti, sono differenti tra loro. Ciascuno ha una storia, una tradizione e una visione. E questo è ciò che deve emergere dalla comunicazione digitale (e non solo).

Parallelamente c’è tutto l’insieme di narrazione legata ai piatti e alla costruzione del menù. Questi rispecchiano la sensibilità del ristoratore, ma anche la stagionalità degli alimenti, le scelte alla base di quella rivisitazione e quella proposta culinaria, le curiosità, gli eventi tradizionali, le feste e le occasioni particolari. Il cibo racconta la storia dell’uomo e il suo procedere nel corso dell’anno solare: vi è un vero tesoro di opportunità alle quali attingere per raccontare. Per un racconto che non sia fine a sé stesso, ma che sappia coinvolgere le persone, farle sentire parte di una realtà (e non semplici clienti) e che percepiscano la passione che c’è dietro il proprio lavoro.

In questo senso le storie di chi lavora in un ristorante sono materie prime genuine (continuiamo volutamente con le espressioni gastronomiche) per raccontare storie emozionanti. Le vicende di una nonna o di una mamma che prepara ancora a mano l’impasto per i dolci, il pasticcere campione del mondo che lavora nella propria attività, il cameriere che ha vissuto una determinata esperienza, chi si occupa dell’accoglienza degli ospiti; ciascuno ha un ruolo e una storia da incarnare per poi poterla raccontare.

Come raccontarlo

Abbiamo visto qual è l’oggetto dello storytelling, ma quali sono gli strumenti digitali più adatti per comunicarli?

Breve doverosa premessa: tutto può essere utile, ma tutto deve essere valutato. Sia in funzione del target che dell’identità del ristorante che degli obiettivi che si vogliono perseguire. Inoltre ciascuno strumento ha particolarità e potenzialità da sfruttare attentamente; non basta scrivere, fare un video, un reel o un post o inviare una mail per fare storytelling; tutto va fatto con competenza.

Ecco quindi che una buona risorsa può essere quella degli articoli di un blog. Questi possono trattare delle ricette o raccontare una collaborazione o, ancora, le tecniche che portano alla costruzione finale del piatto. È un tipo di contenuto estremamente versatile e spendibile che deve però essere utilizzato e valorizzato con cura per evitare di non sfruttarne a pieno le potenzialità.

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Ristorante al Metrò - San Salvo - 1 Stella Michelin

Ristorante al Metrò – San Salvo – ⭐  Stella Michelin

Un altro tipo di contenuto è sicuramente quello dei video, in tutte le loro declinazioni. Dai reel per i vari social a quelli per un canale tematico su YouTube; il potere delle immagini incontra quello delle parole. I video possono essere di ricette, di tutorial, o video in time-lapse, su come realizzare un determinato piatto o, ancora, mostrare il dietro le quinte del ristorante o del luogo di provenienza delle materie prime; per non parlare della possibilità di accogliere testimonianze di protagonisti e collaboratori che comunichino lo spirito del ristorante.

Le parole, le immagini in movimento e quelle statiche: le foto. Perfette per un post e per accompagnare qualsiasi tipo di messaggio  sono uno dei principali metodi di comunicazione digitale. C’è un vero e proprio settore, il food photography, che se ben fatto permette di fare scatti professionali, reali, genuine e capaci di esprimere emozioni. Anche le foto possono essere fredde o insipide; tutto deve essere pensato, preparato e sviluppato con cura.

Creare una community

Ok, ci siamo: sappiamo cosa raccontare e come farlo. Ma a chi ci rivolgiamo? Abbiamo già parlato dell’analisi del target, ma è fondamentale concentrarsi sulla creazione di una community fidelizzata. Il settore della ristorazione, anche per tutto quello che abbiamo detto, ha la capacità più di altri settori di fidelizzare il cliente. Questo è indispensabile e per riuscire a creare una community ci vuole qualcosa che oggi si tende a non prendere in considerazione: il tempo.

Farsi conoscere, nel vero senso della parola, e apprezzare non è qualcosa che si ottiene in uno scontrino o con un like e una condivisione social. Entrare nel cuore e nella mente delle persone richiede un impegno costante e continuativo che sappia partire da un progetto ben definito e sviluppato ma che sia pronto anche a modificarsi e accogliere cambiamenti imprevisti ma indispensabili.

Tra gli elementi centrali di questo tipo di attività c’è l’autenticità. Sì, chiaro, parliamo di marketing, quindi di vendita, persuasione e soldi; ma come abbiamo detto all’inizio il mondo della ristorazione permette di vivere emozioni. E se alla fine tutto (o quasi) deve essere confrontato con bilanci, incassi e ricavi è altrettanto vero che le persone spendono per qualcosa in cui credono e che credono valga. Ecco perché la finzione non paga.

Per creare e valorizzare una community è utile concentrare la propria attenzione sull’esperienza del cliente. In questo senso si rivelano preziose anche le recensioni (anche quelle negative se, ovviamente, fondate) per capire e raccontare cosa i clienti, gli ospiti, apprezzano e ricordano dell’esperienza vissuta.

La comunicazione deve essere poi finalizzata al coinvolgimento dei clienti che partecipa non per aumentare il numero delle interazioni, ma proprio perché condivide il messaggio del contenuto condiviso e vuole farvi parte con il suo contributo. Grazie a una buona, motivata e fervente community (che non deve essere necessariamente numericamente enorme) si possono sviluppare programmi di fidelizzazione, promuovere eventi e iniziative speciali così come coinvolgere fornitori locali e imprese del territorio.

È indispensabile che la comunicazione sia chiara, semplice, diretta e non autoreferenziale. Le persone si fidano della sincerità e sanno riconoscere ciò che risulta preconfezionato e non fatto a mano in maniera artigianale.

Una storia di tutti i giorni

Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene [Virginia Woolf]

Il mangiare è alla base della nostra vita; è indispensabile per la sopravvivenza, non solo individuale, ma anche sociale. Con il cibo celebriamo i momenti più importanti della vita (i ricevimenti accompagnano la nascita, i matrimoni, le lauree, il raggiungimento di traguardi professionali, eccetera) e anche quelli più “ordinari” di rivedersi con un amico, festeggiare un anniversario con un partner o regalarsi un pranzo o una cena piacevole e diversa dal solito.

Mangiare bene aiuta a vivere meglio; raccontare come tutto questo si realizza è una sfida per ogni ristoratore e professionista della comunicazione, una sfida meravigliosa da ascoltare, toccare, guardare, annusare e gustare. Una sfida totalizzante e per questo indispensabile.

Good Working
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